“Una foto, un racconto”. Andiamo a caccia (ma con la fotocamera), di Luigi De Vivo

 

Terzo incontro con  la rubrica “Una foto, un racconto” di Luigi De Vivo.

Oggi, ci occuperemo di  caccia e “caccia fotografica”.

Buona lettura!

Nela foto una pettirosso che carpisce una bacca di mirto  (Luigi De Vivo)

 

“Caccia fotografica” è un’espressione, coniata negli anni ’70, che indicava l’azione di fotografare gli animali selvatici nel loro ambiente naturale. All’epoca sembrava appropriata in quanto dava subito l’idea del tipo di attività che si intendeva svolgere.

La fotografia naturalistica, in effetti, con l’attività venatoria condivide alcuni aspetti, primo tra tutti si rivolge agli stessi “soggetti”; poi, l’abbigliamento mimetico, le tecniche di appostamento o avvicinamento, gli accessori; simili le lunghe attese, le levatacce, il camminare in mezzo alla natura.

Ma le similitudini finiscono qui perché la filosofia delle due attività è diametralmente diversa.

Fotografare gli animali, è innanzitutto osservazione, rispetto, contemplazione e, infine, piacere di sentirsi un tutt’uno con la Natura; il cacciatore, contrariamente, cerca di affermare il proprio dominio su di essa.

Pare incredibile che, ancora oggi, ci siano individui che provino piacere a stare si a contatto con la natura, mossi tuttavia dal desiderio di sfruttarla. Le due attività,  inoltre, divergono completamente quando ne consideriamo le finalità: la caccia prevede inevitabilmente una fine cruenta per l’animale, in pratica si perpetra l’uccisione di un altro essere vivente; mediante lo scatto fotografico, invece, l’osservatore naturalista aspira a catturare un’immagine che mostri la bellezza della natura esaltandone gli aspetti positivi, vitali. Niente di più diverso, quindi! Il fotografo cerca il contatto con l’animale al fine di condividere, rivelare e quindi far conoscere tutte le caratteristiche della specie ritratta inserita nel suo ambiente; egli è conscio del fatto che il suo “bersaglio” continuerà a vivere dopo lo scatto.

Personalmente, non ho mai amato il termine “caccia” accostato alla fotografia, anche se i padri della fotografia naturalistica in Italia, a cui mi ispiro, lo adoperavano normalmente.

Ttuttavia ciò che poteva andare bene allora, oggi risulta inappropriato.

Gli inglesi usano l’espressione “wildlife photography”, i francesi “photo animalier”; uno vale l’altro, eccetto l’utilizzo di una  terminologia che avvalli la cultura della morte, in una società che sempre più dovrebbe adottare stili di vita e attività lontane da costumi e usanze così tristemente anacronistiche come imbracciare un fucile e “andare a caccia”.

Luigi De Vivo

http://www.luigidevivo.com

 

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Ileana Tedesco

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