Sesto ed ultimo incontro con il nostro biologo Luigi De Vivo prima della pausa natalizia e la rubrica “Una foto, un racconto”.
Questa volta, parleremo del “famelico” lupo e del suo ritorno nella nostra Puglia.
Buona lettura e Buone Feste a tutti voi!
Il presunto e auspicato ritorno del lupo in Puglia è da considerarsi un evento positivo, ma non tutti la pensano così.
Recentemente sono apparse sui giornali e sui social notizie che riportavano avvistamenti di lupi nella nostra Regione in particolare in alta Murgia, Murgia tarantina, e di pochi giorni fa anche in Salento.
Queste notizie sono confermate anche da immagini, tracce evidenti di predazioni di selvatici come i cinghiali o di animali di allevamento, avvenute nelle masserie del territorio di Martina Franca.
Se il fenomeno dovesse estendersi e il lupo dovesse fare ritorno nella nostra regione -avete capito bene, ritorno-, anche con branchi riproduttivi (era presente fino alla fine dell’ottocento come facente parte della fauna selvatica), per un naturalista sarebbe una splendida notizia, ma considerata la cattiva fama che il lupo si porta dietro, credo sia il caso di sfatare alcune leggende che lo interessano, storie che lo hanno reso per secoli l’incarnazione del male assoluto.
Naturalmente dal 1971, anno in cui il lupo è stato dichiarato in Italia specie protetta, di acqua sotto i ponti ne è passata, la conoscenza di questo predatore è aumentata e anche la sensibilità verso la sua protezione. Questo fa si che le credenze popolari più antiche non facciano più presa sulle nuove generazioni e, tranne sporadici casi di uccisioni ad opera dei soliti mentecatti, la specie non sembra più in pericolo. Tuttavia, non bisogna abbassare la guardia. L’opera di divulgazione deve andare avanti sempre.
Sono tante le frottole diffuse sul lupo; quando, al contrario, la convivenza è possibile senza bisogno di metter mano ai fucili. Ci sono però un paio di cose che vorrei dirvi.
Una cosa assolutamente falsa è la “leggenda” che il lupo sia stato reintrodotto in Italia dall’uomo. Non è mai successo neanche in Europa. I lupo, quando le condizioni sono favorevoli, si riproduce e i giovani percorrono lunghe distanze, perfino centinaia di chilometri. Si spostano attraversando strade, ferrovie e, di notte anche centri abitati. Tanto per fare un esempio: un lupo seguito con radio collare mossosi dall’Emilia nel territorio di Parma, percorse 1300 chilometri, arrivando fin nel sud della Francia per poi tornare ed essere ucciso da altri lupi in Piemonte.
Una seconda credenza è pensare che i lupi siano abitanti delle montagne. I lupi, invece, si spostano in base alla necessità del cibo e dell’istinto spesso in branco e marcando un territorio; il loro areale, dunque, si estende dalla montagna fino al livello del mare. La popolazione attuale è stimata tra mille e duemila esemplari diffusi su tutto l’appennino e il pre-appennino. Sicuramente hanno contribuito alla sua espansione fattori come la protezione, l’abbandono delle montagne da parte dell’uomo, un aumento negli anni della superficie boschiva e una maggiore disponibilità di prede selvatiche.
Ma proprio ora che la sfida per la conservazione della specie è stata vinta, si pone il problema della convivenza tra questa meravigliosa specie e noi con i nostri allevamenti. Visto che la popolazione di lupi è in aumento, qualche domanda dobbiamo porcela: quanti devono essercene? Dove? Lasciamo che la natura faccia il suo corso o è necessario intervenire?
Tali sono i quesiti oggetto di studio da parte degli esperti. Nel frattempo, molto più romanticamente, dedichiamoci a sognare la presenza vicino a noi di questo stupendo animale, senza inutili paure.
La foto dell’articolo -trattasi di un lupo grigio-, è di qualche anno fa realizzata in Finlandia. Mi auguro di poter arricchire il mio archivio con qualche scatto di lupo “pugliese”, ma se così non fosse, mi accontenterei di sapere che essi fanno nuovamente parte della nostra fauna selvatica.
Luigi De Vivo
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Ileana Tedesco
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